Roberto Voerzio – Dolcetto d’Alba Priavino 2011

A costo di ripetermi dico che i vini di Roberto Voerzio sono magistrali interpretazioni del vitigno e dell’annata. Densità dei ceppi, forti diradamenti e cura maniacale del vigneto rendono i grappoli un concentrato di aromi e gusto che si percepiscono nella ricchezza estrattiva dei vini. Tutti.

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Roberto Voerzio – Dolcetto d’Alba Priavino 2011
Rosso porpora, cupo, con riflessi che nel faticoso filtrare della luce sono rubino; non è velato ma semplicemente di grande consistenza. Apre al naso con facilità sul frutto scuro e succoso: mora, ribes nero e viola. In bocca è rotondo, ben equilibrato tra il tannino dolce, appena accennato e la viva acidità. Chiude molto bene, pulito e con sentori di mandorla. Non è un Dolcetto esasperato di quelli giocati solo sull’alcolicità e la struttura ma è godurioso, gastronomico per eccellenza. Ho bevuto qualche annata non proprio recente e devo ammettere che sfida gli anni senza timore; questo 2011 non farà eccezione. Affina solo in acciao per 10 mesi, onesto.
Una decina di euro in enoteca per un vino che mette appetito, se mai ce ne fosse bisogno.

Mastroberardino – Taurasi Radici 2008

Siamo in provincia di Avellino, in quella zona benedetta da Bacco (e ancora troppo poco dedita all’alta qualità) che è l’Irpinia. Il Taurasi è un grande vino che meriterebbe un disciplinare più stringente, soprattutto sulle rese per ettaro, e mani più caute nell’uso del legno in affinamento.
Il Taurasi Radici di Mastroberardino è un aglianico in purezza dai vigneti in Mirabella Eclano e Montemarano, affinato due anni in botti di varie dimensioni e due anni in bottiglia.

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Mastroberardino – Taurasi Radici 2008
Nel bicchiere si presenta rubino, abbastanza consistente. Il primo approccio al naso è anosmico, probabilmente siamo in una fase di chiusura, necessita di ossigenazione. Dopo aver pazientato e roteato il calice fa capolino un timido frutto scuro (mora, amarena), seguto da sentori di terra, foglie secche e grafite. Il sorso è la parte migliore: maschio, caldo, sapido, con tannini giovani ed evidenti ma di splendida fattura. Finale di grande persistenza, piacevolissimo.
Poco più di 20 euro per un vino che ha stoffa da vendere.

Vigne dei Mastri – Barbera d’Asti Superiore Galileo 2008

Ho conosciuto Daniele Comba un paio di anni fa, presentato da una sua amica come un valido produttore dell’astigiano. Una persona squisita, dai modi cortesi e soprattutto competente, nonostante la sua avventura in campo vitivinicolo sia iniziata da poco più di dieci anni (è medico ortopedico). La cantina si chiama Vigne dei Mastri, in frazione Loreto di Costigliole d’Asti ed è tra le prime in zona ad essere concepita con le più moderne tecniche per ridurre l’impatto ambientale. Siamo nel Monferrato autentico, terra di Barbera di razza, ovviamente, a cui Daniele ha voluto imprimere la sua personalità ed affiancare la coltivazione di altri vitigni: merlot, albarossa, pinot bianco e riesling. Una realtà davvero interessante sia per la qualità dei vini, in costante crescita, sia per i prezzi davvero friendly.

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Vigne dei Mastri – Barbera d’Asti Superiore Galileo 2008
Colore rubino vivo, luminoso. Al naso pare subito un po’ reticente ma ossigenandosi esce pulita, molto varietale con mora e prugna unite a una decisa sensazione balsamica. Palato vigoroso con viva acidità, classica dell’astigiano; mora ben matura, ciliegia sotto spirito e leggere note fumose. Il tannino è finissimo, supportato dalla nota alcolica. Chiude ancora balsamica, quasi mentolata, con buona lunghezza e bevibilità. Costa poco più di 10 euro, irrinunciabile per gli amanti della Barbera d’Asti, bravi!